Diete proteiche, le origini

Col termine “dieta proteica” si intende un regime dietetico caratterizzato da un apporto calorico molto contenuto ed una percentuale di proteine nella dieta elevata. Il termine corretto per definire questa tipologia di diete è “very low calorie diets” (VLCDs), ossia diete a ridottissimo contenuto calorico.

Le diete proteiche nacquero negli anni settanta negli USA, in seguito all’ enorme epidemia di obesità. I clinici osservarono che i pazienti obesi andavano maggiormente incontro a problematiche cardiovascolari di natura ischemica, come infarti del miocardio, e che la stessa obesità costituiva un importante fattore di rischio per gli interventi chirurgici, come quello di bypass cardiaco. Questi pazienti avevano bisogno di dimagrire rapidamente per poter affrontare in sicurezza interventi chirurgici che dovevano salvargli la vita.

Iniziarono quindi a diffondersi le diete proteiche liquide, ossia dei regimi dietetici in cui il paziente si limitava a bere proteine liquide tutto il giorno, ottenendo un rapido calo ponderale (regime dietetico denominato “Protein sparing modified fast” o digiuno modificato).

Diete proteiche, perché favorire le proteine

Ma perché, quando si decide di tagliare le calorie, vengono sempre risparmiate le proteine a fronte di carboidrati e grassi?

I grassi sono i macronutrienti più calorici, in quanto apportano 9 kcal/g versus le 4 kcal/g di carboidrati e proteine, perciò sono i primi macronutrienti ad essere sacrificati quando bisogna perdere un po’ di peso. Non dobbiamo però dimenticare che nell’ ambito dei grassi esistono alcune molecole che sono indispensabili per la salute del nostro organismo ma che l’organismo stesso non è in grado di sintetizzare. Per questo è sempre indispensabile mantenere una quota di grassi di qualità nella dieta.

Per quanto riguarda i carboidrati, invece, questi sono i macronutrienti che stimolano la sintesi di insulina, specialmente se parliamo dei così detti zuccheri semplici, che sono i più rapidamente assorbibili. L’insulina è l’ormone che serve ad assimilare gli zuccheri nel sangue (ossia a ridurre la glicemia) e quindi che trasporta gli zuccheri nei vari tessuti, fra i quali il tessuto adiposo, dove gli zuccheri vengono trasformati in grassi. Per questo motivo gli zuccheri, in particolare gli zuccheri semplici, sono il secondo macronutriente ad essere sacrificato in un regime dietetico ipocalorico.

Le proteine vengono di solito sempre preservate perché presentano diversi vantaggi:

– inducono maggiormente sazietà;

– stimolano la termogenesi indotta dalla dieta, ossia le calorie che l’organismo consuma per digerire un alimento;

– preservano maggiormente la massa magra in corso di dimagrimento: ossia, se non forniamo all’ organismo le proteine indispensabili al suo funzionamento, l’organismo le prenderà dai muscoli.

Per quanto riguarda il digiuno modificato, questa tipologia di regime dietetico venne rapidamente abbandonato, in quanto carente di vitamine ed oligoelementi e quindi pericoloso. Si ebbero diversi decessi, in seguito ad aritmie cardiache (per alterazione degli elettroliti nel sangue) e per il dimagrimento troppo rapido che portava in alcuni pazienti ad alterazioni strutturali anche del muscolo cardiaco.

Vennero quindi proposte delle soluzioni alternative, ed in particolare il così detto “metodo Blackburn”, un regime basato sull’ utilizzo di soli alimenti a base prevalentemente di proteine di alta qualità, come carne, pesce, albume d’uovo e latte scremato. Questo metodo dietetico è alla base delle moderne diete proteiche.

Per very low calorie diet si intende un regime dietetico con un apporto calorico fra le 450 e le 800 Kcal. Questo tipo di dieta è considerato utile per soggetti affetti da obesità severa o che abbiano necessità di un calo ponderale rapido, ad esempio per problemi ortopedici. Si può utilizzare anche in soggetti in sovrappeso che presentino comorbidità, ossia patologie correlate all’obesità come ad es il diabete o l’ipertensione. Può essere suggerita anche ad adolescenti con obesità severa, in alternativa alla chirurgia bariatrica.

Nel corso di una dieta proteica, l’organismo si pone in una condizione metabolica denominata “chetosi”, ossia produce delle sostanze denominate corpi chetonici per fornire energia per le attività del vivere quotidiano. Questi corpi chetonici svolgono anche un’azione anoressizzante, ossia permettono di non avere fame, anche se si segue un regime dietetico molto restrittivo.

Il regime dietetico utilizzato è una versione moderna del metodo Blackburn, in cui si utilizzano dei sostituti del pasto ad alta concentrazione di proteine e di fibre, col fine di spingere l’organismo in una condizione di chetosi e di ottenere un rapido calo ponderale. In realtà, l’apporto totale di proteine nella dieta è quello consigliato dalle linee guida internazionali rispetto all’apporto proteico quotidiano di macronutrienti nella dieta, ma i carboidrati ed i grassi sono ridotti drasticamente in questa dieta, perciò l’apporto proteico in percentuale rispetto agli altri macronutrienti è molto elevato, da qui il termine dieta proteica. La dieta si articola in diverse fasi, da quella più rigida fino a raggiungere gradatamente un regime dietetico equilibrato, normocalorico e di mantenimento, in modo da non riacquistare i kg persi.

Diete proteiche, chi non può seguirle

Chi non può fare una dieta proteica?

– Pazienti affetti da insufficienza renale cronica terminale, che abbiano necessità di un ridotto apporto proteico nella dieta;

– Pazienti affetti da insufficienza epatica terminale;

– Pazienti affetti da patologie cardiache gravi ed instabili;

– Pazienti affetti da patologie psichiatriche severe;

– Pazienti affetti da diabete di tipo 1;

– Pazienti affetti da gotta;

– Soggetti in gravidanza e allattamento;

– Bambini.

Quali sono gli effetti collaterali della dieta proteica?

– Cefalea ed irritabilità: i corpi chetonici hanno un’azione euforizzante e, specialmente all’inizio della dieta, possono causare questo tipo di disturbi.

– Alitosi: i corpi chetonici hanno un caratteristico odore di acetone. Si possono utilizzare degli spray orali per ridurre questo fastidio, presente soprattutto nella prima fase della dieta.

– Alopecia: la caduta di capelli si può verificare in seguito a qualunque calo ponderale, specialmente se marcato. Per questo è importante sempre somministrare vitamine e oligoelementi.

– Amenorrea: in seguito ad ogni calo ponderale rapido, le donne in età fertile possono saltare dei cicli mestruali. Questo è un meccanismo di protezione dell’organismo, che ritiene che una donna che mangia così poco non possa nutrire anche un feto. D’altro canto la dieta chetosica è molto efficace nel trattare la dismenorrea, ossia i dolori del ciclo mestruale.

– Iperuricemia: le scorie di acido urico, prodotte a causa del dimagrimento rapido, vanno monitorizzate perché possono provocare problemi di gotta.

– Litiasi biliare: la bile serve a digerire i grassi nella dieta, ma, se questi vengono ridotti come introito, la colecisti tenderà a svuotarsi meno frequentemente ed i sali biliari a depositarsi formando i calcoli. Anche per questo motivo è importante mantenere una quota di grassi nella dieta.

– Crampi muscolari: è molto importante mantenere una buona quota di oligoelementi nella dieta per evitare questo tipo di disturbo.

– Psicosi acuta: in soggetti affetti da patologie psichiatriche severe, la presenza di corpi chetonici, che hanno un’azione euforizzante, può causare instabilità emotiva.

– Chetoacidosi diabetica: la condizione di chetosi è pericolosa per i soggetti affetti da diabete di tipo 1, perciò in questi pazienti la dieta è controindicata.

Per i motivi che abbiamo spiegato, la dieta proteica è senz’altro una dieta efficace e sicura, ma è anche vero che va gestita da un medico esperto e non può essere assolutamente autoprescritta e gestita da solo dal paziente.